CSRD e Direttiva Omnibus: cosa cambia per la GDO e come prepararsi

CSRD e Direttiva Omnibus: cosa cambia per la GDO e come prepararsi

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la recente Direttiva Omnibus stanno rivoluzionando il reporting ESG per il retail, specialmente per la Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Scopri cosa cambia e come prepararti al meglio.

Cos’è la CSRD e perché è importante per la GDO?

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) sostituisce la precedente direttiva NFRD. Questa normativa obbliga le aziende europee, incluse le grandi imprese della GDO, a rendicontare dettagliatamente performance ambientali, sociali e di governance (ESG). In particolare, richiede un bilancio di sostenibilità integrato al bilancio finanziario, con informazioni precise e certificate su temi come:

  • Emissioni di gas serra (GHG)

  • Impatti ambientali

  • Strategie ESG

Quali cambiamenti porta la Direttiva Omnibus?

La Direttiva Omnibus, proposta il 26 febbraio 2025, introduce semplificazioni cruciali alla CSRD:

  • Scadenze prorogate di due anni (dal 2025 al 2027).

  • Riduzione delle aziende obbligate, alzando a 1000 dipendenti il limite minimo.

  • Meno KPI e focus su dati quantitativi per facilitare la compliance.


ESRS Revised: cosa aspettarsi dai nuovi standard ESG?

I nuovi standard tecnici (ESRS Revised) saranno pubblicati entro ottobre 2025. Si prevede una riduzione della complessità rispetto agli standard precedenti, focalizzandosi principalmente su KPI quantitativi. Non si ha ancora certezza riguardo al contenuto preciso di questi nuovi standard e quindi in sulle nuove richieste di rendicontazione, ma è possibile fare delle ipotesi in base alla struttura degli attuali standard volontari per le PMI pubblicati a dicembre 2024 e che sono stati confermati dalla direttiva Omnibus.

Ipotesi sulle richieste principali della tematica Climate Change nei nuovi standard ESRS Revised basate sugli attuali standard VSME:

  • Inventario GHG obbligatorio (Carbon Footprint di Organizzazione) per Scope 1 e Scope 2, ampliato allo Scope 3 solo se rilevante per il settore.

  • Piano di transizione obbligatorio solo per specifici settori identificati.

  • Politiche e obiettivi ESG prevalentemente volontari, ma raccomandati per completezza e trasparenza.

Come si declineranno le richieste principali della tematica Climate Change nei nuovi  ESRS Revised per il mondo Retail:

Nel contesto specifico del Retail e della GDO, gli standard potrebbero tradursi in:

  • Inventario GHG completo obbligatorio (Scope 1, Scope 2 e Scope 3), considerando che lo Scope 3 è sempre rilevante per chi lavora con la filiera agrifood come definito dalle specifiche dello standard VSME e da CDP (Carbon Disclosure Project).

  • Piano di transizione obbligatorio, dato che il commercio al dettaglio è esplicitamente indicato tra i settori obbligati (sezioni NACE dalla A alla H e L).

  • Di conseguenza, politiche ESG, azioni e obiettivi di riduzione dell’impatto climatico sarebbero indirettamente obbligatori, essendo parte integrante del piano di transizione.

Impatti concreti per la GDO

La proroga consente alle insegne della GDO di lavorare fin da subito pianificando un percorso strutturato per:

  • Misurare accuratamente emissioni Scope 3 (che rappresentano +95% dell’impatto totale)

  • Approfondire le emissioni di Scope 3 legate ai prodotti acquistati (che rappresentano in media + 93% dell’impatto totale)
Grafico - emissioni Scope 3 legate ai prodotti acquistati rappresentano + 93% dell’impatto totale
  • Stabilire obiettivi verificabili di riduzione delle emissioni

  • Elaborare piani dettagliati di transizione climatica

Principali complessità nella misurazione Scope 3 per il Retail

Lo Scope 3 è complesso da misurare per le aziende Retail perché:

  • Solo il 2% dei fornitori di prodotti di consumo offre dati precisi sulla Carbon Footprint dei propri prodotti, da integrare nella misurazione aziendale

  • Le insegne gestiscono un range molto ampio di referenze che può andare da 30.000 a 400.000 che devono essere singolarmente tracciati e misurati
     

Gli strumenti di analisi sul mercato sono limitati e dati generici, non adatti alle richieste di CSRD di creazione di piani di transizione


Il metodo più efficace per calcolare lo Scope 3 di un’insegna GDO

Il calcolo dello Scope 3 richiede:

  1. Definizione di una baseline completa di Carbon Footprint di Organizzazione Scope 1, Scope 2 e Scope 3 (inclusa l’intera Categoria 1: prodotti acquistati)

  2. Identificazione degli hotspot emissivi per interventi mirati

  3. Utilizzo di strumenti avanzati, come MUGO Retail,  certificata secondo standard ESRS e GHG Protocol per mappare e analizzare tutti i prodotti acquistati dall’insegna


La piattaforma MUGO Retail è certificata da RINA e semplifica questo processo grazie a:

  • Mappatura prodotti basata sull’intelligenza artificiale che permette di utilizzare per il calcolo solo le informazioni che sono già presenti nell’anagrafica prodotti dell’insegna

  • Calcolo preciso e rapido dell’impatto climatico che in pochi minuti analizza centinaia di migliaia di prodotti con una precisione unica sul mercato
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