In questa sezione avrete accesso a contenuti di approfondimento e non solo, per aiutarvi a comprendere le dimensioni della crisi climatica, ma soprattutto per individuare gli strumenti per affrontarla. Normative, standard, opinioni e tanto altro, per guidare ogni azienda nel proprio percorso di decarbonizzazione.
Che cos’è l’ecoansia e come si cura
Che cos’è l’ecoansia e come si cura

Che cos’è l’ecoansia e come si cura

L’ecoansia è una reazione emotiva che possiamo avere quando conosciamo gli effetti della crisi climatica sulle condizioni e la sopravvivenza della vita sulla Terra.  Può essere una preoccupazione costruttiva, se ci motiva ad agire per il clima e contro una minaccia reale. Può diventare una forma cronica di stress pre-traumatico, quando ci sentiamo sopraffatti dal carico emotivo di paura, angoscia, senso di colpa e frustrazione verso noi stessi e chi non fa abbastanza per scongiurare gli effetti della crisi. 

Il termine “ecoansia” (o “eco-ansia”) è stato coniato nel 1997 dalla ricercatrice Véronique Lapaiège per definire un sentimento di inquietudine causato dalla minaccia del cambiamento climatico

Negli ultimi anni, l’ecoansia si è diffusa di pari passo con la crescente consapevolezza sulla gravità della crisi climatica, al punto da essere presa in seria considerazione sia da associazioni di psicologia, come l’American Psychological Association (APA), che dalla conferenza sul clima della Nazioni Unite COP28


Quali sono i sintomi dell’ecoansia?

Limitandoci ai sintomi più comuni, proviamo a descrivere quali sono le emozioni di chi soffre di ecoansia e da quali pensieri sono scaturite. 

  • Paura:
    come risposta naturale a una minaccia reale che può avere effetti diretti sulla propria vita, e quella dei figli, e può provocare eventi climatici drammatici sul proprio futuro. Questa paura può trasformarsi in una forma di stress pre-traumatico, perché avvertita prima di subire traumi diretti e alimentata dalle notizie nel mondo. Se la paura delle conseguenze drammatiche diventa cronica, chi soffre di ecoansia può avere pensieri ossessivi che lo rendono irrequieto e può subire insonnia e attacchi di panico. 
  • Angoscia:
    provocata dalla paura per una minaccia i cui effetti diretti sono imprevedibili, a cui le persone reagiscono con ansia e apprensione. Non potendo controllare un problema globale, chi prova angoscia da ecoansia si sente in colpa verso le proprie azioni quotidiane, come guidare la macchina. Alcuni arrivano a pensare di non volere avere figli, perché non hanno speranza per le sorti del pianeta. I più giovani non trovano il senso di andare a scuola o sviluppare una carriera, privati di aspettative sul futuro. Temendo che accadrà presto un grande disastro, chi prova angoscia da ecoansia può avere pensieri ricorrenti sulla morte di animali e persone. 
  • Frustrazione:
    quando l’individuo si sente sopraffatto dalla portata globale e dalla complessità della crisi climatica, sapendo che non può risolverla da solo e credendo di non poter contare sugli altri, sviluppa un profondo senso di frustrazione che lo rende irritabile, pessimista, privo di speranza ed esausto. Giovani e adulti provano sfiducia nei confronti di governi, istituzioni e poteri economici, quelli che più di tutti potrebbero attivarsi per risolvere la crisi climatica. I bambini provano rabbia nei confronti degli adulti, che non stanno facendo abbastanza per mettere in sicurezza il loro futuro. La frustrazione aumenta se la famiglia, gli amici e le persone che ci circondano negano, ignorano o sottovalutano la crisi climatica. 
  • Senso di colpa:
    alcune persone tendono ad attribuirsi una grande responsabilità per i danni del cambiamento climatico. Per esempio, gli adulti si sentono in colpa per i propri figli e nipoti, e per le generazioni future. Chi sa che le popolazioni più povere subiscono gli effetti del cambiamento climatico causato dai paesi più ricchi, si sente parte del problema con il proprio stile di vita. Questo senso di responsabilità può indurci a fare cambiamenti personali e a diffondere la formazione climatica con altre persone, ma può anche farci sentire tristi, impotenti e bloccare ogni nostra azione. 
  • Tristezza:
    si può essere tristi al pensiero di quanta bellezza e diversità andrà perduta in natura a causa del cambiamento climatico, o si può provare un sentimento di solastalgia nei confronti di luoghi a cui si è particolarmente legati. Per la differenza tra ecoansia e solastalgia rimandiamo al paragrafo dedicato.

Perché le persone reagiscono in modo diverso alla crisi climatica?

L’ecoansia è legata alla consapevolezza del cambiamento climatico e alla gestione emotiva di questa consapevolezza. Davanti a questo fenomeno globale che interessa tutti, le persone reagiscono in modi diversi.

Da una parte c’è chi nega o sottovaluta il problema: 

  • Chi nega per disinformazione o basso livello di istruzione. 
    Secondo l’indagine Censis (2023) il 16% degli italiani intervistati nega che il clima stia cambiando e il 34% pensa che “ci sia troppo allarmismo”. Tra coloro che pensano che “non ci possiamo permettere la transizione ecologica, perché troppo costosa” il 51% ha al massimo la licenza media e il 37% ha più di 64 anni.

  • Chi nega come risposta difensiva alla paura.
    Percependo una fonte di preoccupazione e un carico emotivo sgradevole, alcune persone reagiscono con la negazione del problema. A queste persone dà fastidio sentire parlare di cambiamento climatico. La formazione climatica dovrebbe aiutare anche queste persone a fare un lavoro di accettazione, il primo passo verso un’azione efficace e collettiva. 

  • Chi lo sottovaluta per conflitto di interesse.
    Secondo l’osservatorio dell’Università di Pavia su media italiani e cambiamento climatico (2023), i politici sono i soggetti che più di frequente si esprimono con posizioni pubbliche ambivalenti: sono politiche il 58% di quelle che negano la crisi climatica; il 47% di quelle che non la negano, ma contestano costi, tempi e modalità delle possibili soluzioni. Inoltre quando le soluzioni richiederebbero rinunce individuali immediate a favore di benefici collettivi a lungo termine, entra in gioco il cosidetto “dilemma sociale dell’interesse individuale”. Un esempio di dilemma sociale è che ogni pescatore vorrebbe pescare il più possibile per massimizzare il proprio guadagno, ma se tutti lo fanno, le risorse ittiche si esauriscono, danneggiando tutti i pescatori.

  • Chi lo sottovaluta per l’ipotesi del falso allarme. 
    Nel 2021 lo psicologo Joseph Dodds ha pubblicato una comparazione tra la reazione globale alla pandemia covid-19 del 2020 e la differenza con le reazioni al cambiamento climatico. Secondo Dodds la pandemia di COVID-19 ha mostrato come una minaccia visibile e immediata può mobilitare risposte globali rapide ed efficaci. Al contrario, il cambiamento climatico, pur essendo una minaccia altrettanto grave, non provoca lo stesso livello di urgenza. 
    L’ipotesi del falso allarme sostiene che gli esseri umani siano predisposti a rispondere più efficacemente a minacce immediate, visibili e rapide (es. l’attacco di un predatore o una pandemia).  Essendo la crisi climatica invece una minaccia lenta e complessa, non attiva i nostri sistemi di allarme interni. Secondo Dodds, la risposta al COVID-19 ha dimostrato che è possibile una mobilitazione globale, suggerendo che con una percezione del rischio migliorata, potrebbe essere attivata una risposta simile (ma con le dovute tutele economiche) anche per il cambiamento climatico.

Dall’altra c’è chi è consapevole della crisi climatica e dell’urgenza nel trovare soluzioni:

  • chi riesce a gestirne l’emotività potrebbe avere un’ecoansia “positiva” e usarla come forte motivazione per prendere parte all’attivismo climatico
  • chi invece si sente sopraffatto dall’ecoansia potrebbe sentire i sintomi descritti sopra e avere bisogno di seguire i consigli su come curare l’ecoansia.

Vedere che le altre persone ignorano, negano o sottovalutano la crisi climatica – e per questo non si adoperano per scongiurare le conseguenze drammatiche – potrebbe provocare in chi soffre di ecoansia ancora più agitazione: gli psicologi la chiamano “sindrome di Cassandra”, dal personaggio dell’Iliade che tentò invano di avvertire i troiani della minaccia e dell’astuzia dei greci. 


Chi soffre di ecoansia?

Anche se diversi studi evidenziano come a soffrirne siano in particolare i giovani (bambini e adolescenti), la Generazione Z e le donne (Poortinga et al – 2019; Hickman et al – 2021), in generale possiamo dire che: è potenzialmente esposto all’ecoansia chiunque sia consapevole degli effetti del cambiamento climatico

Anche chi è esperto infatti – chi studia il fenomeno o lavora per trovare delle soluzioni – può soffrire di ecoansia. 

In questo caso il senso di angoscia è dato dalla precisa consapevolezza che governi, istituzioni e poteri economici non stiano facendo abbastanza per rallentare il fenomeno a livello globale, e provano sfiducia e frustrazione nei loro confronti. Di recente, Google ha dichiarato che le ricerche degli utenti per “climate anxiety” sono aumentate 27 volte di più nel 2023 rispetto al 2017. Il dato diventa interessante sapendo che le ricerche provengono da tutto il mondo, dalla Cina al Portogallo, con un picco nei paesi Scandinavi: Finlandia, Danimarca, Svezia e Norvegia.

I paesi che effettuano più ricerche in relazione all'ansia climatica

A riprova di cosa mostra Google, in un sondaggio che ha coinvolto 10.000 giovani di 10 diversi paesi ( tra cui Australia, Brasile, Filippine, UK e altri), il 60% ha espresso forte preoccupazione per la crisi climatica.

In effetti, l’ecoansia è una sensazione “normale”, perché è commisurata a fatti reali e può essere una preoccupazione “sana” se ci aiuta a prepararci a nuove condizioni difficili. 

E’ comunque importante intervenire quando l’emotività prende il sopravvento e provoca disagio al benessere psico-somatico delle persone. 
Per la prima volta, la COP28 – la conferenza annuale delle Nazioni Unite sul Clima – ha dedicato una giornata all’impatto del cambiamento climatico sulla salute mentale, affrontando tematiche legate sia all’ecoansia che alla solastalgia.


Come si cura l’ecoansia?

L’ecoansia non è ancora ufficialmente riconosciuta come un disturbo mentale nel DSM-5, ma per la sua diffusione globale e per l’influenza notevole che può avere sulla qualità di vita e sul benessere psicologico delle persone, diverse istituzioni di psicologia hanno iniziato a studiarla con serio interesse

Riportiamo di seguito alcuni consigli di chi studia il fenomeno su come gestire il carico emotivo dell’ecoansia. Tuttavia, è bene ricordare che questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi e la terapia indicate da un professionista.

E’ normale avere paura del cambiamento climatico. 

La paura è uno degli istinti che ci  permette di sopravvivere da sempre, perché aumenta il livello di attenzione, impegno e capacità. Come già detto, finché attiva in noi una reazione costruttiva, può essere considerata una risposta naturale ad una minaccia reale esterna. 

Se però provi in modo ricorrente anche angoscia, frustrazione, senso di colpa e tristezza da ecoansia, prova a riconoscere i motivi delle tue emozioni e sii più gentile con te stesso e gli altri. Solo ascoltando e accettando queste emozioni potrai passare da un malessere debilitante a sentire dentro di te una forza propulsiva.


Non sei il solo a preoccuparti per il clima e per la tua vita. 

Condividere i tuoi pensieri con gli altri può ridurre il senso di isolamento davanti al problema. Perché se è vero che alcuni ancora non lo riconosco, tante altre persone si stanno attivando per creare azioni e pressioni collettive. Partecipare a una manifestazione per il clima può trasmetterti emozioni positive con cui bilanciare quelle interiori negative. Anche scegliere di lavorare per un’azienda più sostenibile potrebbe farti sentire parte di un’azione collettiva per il clima.

manifestazione per il clima

Cura le tue scelte e lo stile di vita, per renderli più sostenibili. 

Adottare le azioni per il clima più conciliabili con il tuo stile di vita potrebbe alleviare l’ecoansia nella quotidianità. Per sapere cosa puoi fare leggi la voce: attivismo climatico

Non sentirti in colpa per gli aspetti nella tua vita meno sostenibili, ricorda che anche se ogni azione per il clima conta, la responsabilità è soprattutto delle scelte di governi, istituzioni e settori economici. 

Non giudicare gli altri, ma apprezza i piccoli cambiamenti di chi ti sta vicino: per il clima infatti sono più efficaci le singole azioni di milioni di persone, piuttosto che la condotta impeccabile di pochi “guru”. 

stile di vita sostenibile

Riduci lo stress con lunghe passeggiate nella natura (o altre attività calmanti). 

Concentrati sul qui e ora, fai un respiro profondo e smetti di rimuginare. 

La meditazione nella natura, come una passeggiata contemplativa, può trasformare il sentimento di tristezza per le minacce dalla crisi climatica in una connessione ancora più forte con la bellezza della natura che si vuole proteggere. 

Inoltre, prendersi una pausa dai pensieri ossessivi può aiutare a ristabilire il nostro dialogo interiore e combattere l’ansia.


Quando ti senti spesso sopraffatto dal carico emotivo dell’ecoansia, considera l’aiuto di uno psicoterapeuta.

In Italia è stata fondata un associazione di psicologi e ricercatori che si occupa specificatamente di ecoansia: Associazione Italiana Ansia da Cambiamento Climatico (AIACC). Puoi rivolgerti a loro per approfondire e diffondere la consapevolezza sul fenomeno.


Come possiamo aiutare i bambini a non soffrire di ecoansia?

Per aiutare bambini, giovani e adolescenti dobbiamo considerare che per loro potrebbe essere ancora più complesso imparare a gestire le emozioni da ecoansia

Sono infatti più esposti e sensibili,  perché la loro percezione di sé e del mondo si sta ancora formando e perché hanno bisogno di proiettare le aspirazioni nel futuro, mentre delineano la propria personalità. 

Il mondo in cui fanno esperienza di vita non coincide con la “tradizione geoclimatica” insegnata a scuola, e questo li mette in allarme, perché percepiscono una normalità diversa da quella che dovrebbe essere.. 

Anche i bambini possono provare paura e rabbia nei confronti degli adulti, e considerarli “colpevoli” del cambiamento climatico. Potrebbero sperimentare alti livelli di ansia, perdere appetito per la preoccupazione e sentirsi emotivamente paralizzati nel proprio sviluppo. 

Nel caso dei più giovani, è ancora più importante considerare l’aiuto di uno psicoterapeuta professionista.

Accanto alla terapia, genitori, insegnanti e altri adulti di riferimento possono aiutare i bambini ad imparare a gestire le emozioni da ecoansia. Ecco alcuni consigli su come un adulto può aiutare un bambino:  

  1. Ascolta i suoi sentimenti e prendili sul serio. Spiegagli che sono sentimenti normali e permettigli di esprimere emozioni forti come paura, dolore e rabbia.

  2. Informati per rispondere alle sue domande: ci sono tante risorse online da fonti attendibili su come spiegare il cambiamento climatico ai bambini, come i video su Youtube. Non è necessario diventare esperti e si possono cercare insieme le risposte. Ciò che importa è la tua presenza di adulto per assimilare le informazioni con la giusta emotività. 

  3. Ricordagli che i bambini non sono responsabili della situazione né possono cambiarla da soli. Ma allo stesso tempo costruisci un senso di speranza mostrando esempi concreti di persone che stanno lavorando su soluzioni per rendere il mondo più felice, sano e sicuro.

  4. Mettete in atto insieme scelte e abitudini per uno stile di vita più sostenibile. Sarà più facile per lui mantenerle anche nella vita adulta e lo farà sentire partecipe nella tutela del clima e dell’ambiente. 

  5. Parla con altri genitori o adulti che condividono le tue preoccupazioni. Anche i bambini possono fare lo stesso. Unirsi ad altri può essere un’esperienza potenziante e migliorare l’autostima e la fiducia.

Qual è la differenza tra solastalgia e ecoansia?

La solastalgia è una sensazione di dolore, perdita e disorientamento provata dalle persone che hanno subito un effetto diretto del cambiamento climatico (uragani, incendi, inondazioni) o delle azioni dell’uomo inquinanti e degradanti che hanno stravolto il territorio della propria casa, o un ambiente per cui si provano uno stretto legame.

L’ecoansia invece si proietta sul futuro o su eventi drammatici che non sono ancora direttamente avvenuti sulle persone che ne soffrono. Per questo motivo viene definita un forma pre-traumatica da stress.  


Fonti citate:

  1. Mental Health and our changing climate: impacts, implications and guidance – American Psychological Association (2017)
  2. Climate anxiety in children and young people and their beliefs about government responses to climate change: a global survey – Hickman, Marks et al (2021)
  3. Lifegate (2023)
  4. Climate change: Rise in Google searches around ‘anxiety’  – BBC (2023)
  5. IPCC (2020)
  6. Solastalgia: A New Concept in Health and Identity – Glenn Albrecht (2005)
  7. Ecoansia. I cambiamenti climatici tra attivismo e paura – Matteo Innocenti (2022)
  8. The psychology of climate anxiety – Joseph Dodds (2021)
  9. Molta comunicazione e tanta confusione: il caso riscaldamento globale – Ital communications (2023)