In questa sezione avrete accesso a contenuti di approfondimento e non solo, per aiutarvi a comprendere le dimensioni della crisi climatica, ma soprattutto per individuare gli strumenti per affrontarla. Normative, standard, opinioni e tanto altro, per guidare ogni azienda nel proprio percorso di decarbonizzazione.
Cambiamento climatico
Cambiamento climatico

Cambiamento climatico

Per capire perché parliamo di cambiamento climatico, dobbiamo prima sapere cos’è il clima. 

Che cos’è il “clima”? 

“Il clima è l’insieme di condizioni atmosferiche che si manifestano in un luogo per un periodo prolungato. Queste condizioni sono la temperatura media e il variare delle stagioni, le precipitazioni, i venti e le correnti marine, l’intensità dei raggi solari, ma anche la presenza di montagne, di ghiacci e di vegetazione”

Il clima permette la vita sulla Terra, così come la abbiamo sempre conosciuta.


Quindi cosa si intende per “cambiamento climatico”?

Il clima sulla Terra è sempre cambiato, ma mai così velocemente

In 4,5 miliardi di anni ci sono state ere geologiche caldissime – con temperature tra 55°C e 85°C, impossibili per la vita – e glaciazioni, con ghiacci che si estendevano fino all’equatore. 

Dopo l’ultima era glaciale però il clima sulla Terra si è stabilizzato, permettendo a ogni forma di vita di prosperare, e in particolare a quella umana di svilupparsi in vari ambiti, come l’agricoltura e l’insediamento in nuove aree geografiche. 

L’Olocene – questa era di stabilità climatica – dura da più di 11.700 anni, ma negli ultimi 200 anni l’attività dell’uomo ha destabilizzato il clima in modo così diretto che alcuni scienziati vorrebbero rinominare questo ultimo periodo “antropocene”. 

Dal 1850 ad oggi infatti la temperatura media globale è aumentata di +1.1°C, secondo NASA e IPCC

Se sembra poco, pensa a come ti senti quando ti sale la febbre da 38°C a 39.1°C ! In più, la variazione è avvenuta per la maggior parte dal 1975, con un aumento di circa +0.20°C ogni 10 anni. Dal 2010 in poi si sono registrati gli anni più caldi della storia recente.

Per questo possiamo dire che: 

“Il cambiamento climatico è l’insieme di tutte le alterazioni climatiche che si stanno verificando sulla Terra con una rapidità senza precedenti e per effetto diretto delle azioni dell’uomo. Il cambiamento climatico ha conseguenze sulle condizioni di vita sulla Terra”.

Temperature anomale del 2022 comparate con il periodo 1950-1980. Fonte: NASA
Temperature anomale del 2022 comparate con il periodo 1950-1980. Fonte: NASA

Qual è la differenza tra “cambiamento climatico” e “riscaldamento globale”? 

“Cambiamento climatico” (in inglese “climate change”) e “riscaldamento globale” (“global warming”) fanno riferimento allo stesso fenomeno: l’aumento della temperatura globale

Fuori dalla comunità scientifica potrebbe essere più conveniente adottare il primo termine perché:

  • “cambiamento climatico” può essere più accessibile per tutti, perché intende tutti i fenomeni legati alle rapide alterazioni del clima. 
  • “riscaldamento globale” a volte viene frainteso da chi non conosce le dinamiche degli eventi climatici e dei fenomeni atmosferici. L’aumento della temperatura globale infatti può causare grandinate estive e ondate di freddo. 

In sintesi, “riscaldamento globale” non significa un riscaldamento uniforme in ogni momento e luogo, ma piuttosto un aumento della variabilità e dell’intensità dei fenomeni climatici.


Quali sono le cause del cambiamento climatico?

Già negli anni ‘70, gli scienziati avevano compreso quali fossero le cause del cambiamento climatico e dimostrato la correlazione diretta con le azioni dell’uomo (o antropiche): 

Il clima sta cambiando perché con le nostre azioni abbiamo alterato l’effetto serra. 

L’effetto serra è un fenomeno naturale necessario per la vita sulla Terra: le radiazioni di calore che arrivano dal Sole infatti sono trattenute in atmosfera grazie a 6 gas (chiamati per questo “gas serra”, tra cui la CO2), che permettono le temperature in cui vivono tutte le specie terrestri. 

Le attività dell’uomo però, specialmente dopo la rivoluzione industriale, emettono una quantità di gas serra eccessiva (calcolata in CO2e), che si accumula in atmosfera e trattiene sempre più calore. 

Le attività umane che impattano di più sull’effetto serra sono:

La combustione fossile

Sulla stima di 40 miliardi di tonnellate di CO2 emesse nel 2023, il 90% sarebbe causato dalla combustione fossile, secondo il report pubblicato dal Global Carbon Project nel Dicembre del 2023.  

Da una parte, la via più risolutiva alla crisi climatica sarebbe la transizione energetica da fonti combustibili (carbone, petrolio e gas naturale) a fonti rinnovabili (solare, eolica, idroelettrica e biomassa) e più efficienti (alcuni sostengono il supporto dell’energia nucleare alle fonti rinnovabili per rispondere più velocemente alla domanda di energia globale). 

Dall’altra, durante gli incontri internazionali sul clima (COP26 e COP27), i rappresentanti degli interessi dell’industria carbonfossile – in superiorità numerica rispetto alle altre delegazioni –  hanno sostenuto che, per essere fattibili, la decarbonizzazione e la transizione energetica devono essere graduali. La combustione fossile infatti è la principale fonte per:

  • la produzione di energia elettrica, tramite centrali che bruciano carbone o gas naturale. 
  • il trasporto di merci e persone, perché i veicoli più diffusi hanno un motore a combustione.
  • il riscaldamento degli edifici, che utilizzano gas naturale, olio combustibile o carbone.
  • la produzione industriale, che ha bisogno di molta energia per funzionare. 

La transizione dovrebbe avvenire dando a questi settori le stesse garanzie delle fonti fossili. 

Di fatto, le emissioni dell’industria carbonfossile nel 2023 sono aumentate del 1.1% rispetto al 2022 e del 1.5% rispetto al periodo pre-covid.


La Commissione Europea riporta che la produzione alimentare globale del 2022 ha emesso quasi 16 miliardi di tonnellate di CO2.

In questo settore ci sono ampi margini di miglioramento per ridurre l’impronta carbonica e diffondere un tipo di alimentazione più sostenibile e accessibile per tutti. 

Allevamento intensivo di mucche

Uno degli aspetti più inquinanti riguarda la gestione degli allevamenti di animali, che secondo la FAO causa il 40% delle emissioni totali del settore. Gli allevamenti infatti:

  • consumano aree di suolo molto estese, per la produzione di mangime e per il pascolo, e sono tra le prime cause della deforestazione. Riducendo l’estensione delle foreste perdiamo uno dei cicli naturali di stoccaggio del carbonio. 
  • devono gestire le emissioni di metano (uno dei gas serra) che gli animali ruminanti come i bovini emettono durante la digestione. Gli allevamenti più innovativi si stanno dotando di tecniche di stoccaggio per trasformare questo biogas in energia

Altri aspetti molto importanti da considerare sono lo spreco di cibo e la filiera produttiva di ogni alimento. Per approfondire il tema rimandiamo alla voce: Dieta Sostenibile


Senza approfondire temi complessi, possiamo dire che una causa diretta del cambiamento climatico è anche il nostro desiderio incessante di beni e servizi a basso costo, su cui le industrie hanno basato i loro processi produttivi. 

Consumismo

Per esempio, alcuni aspetti di produzione e di consumo insostenibili per il clima sono: 

  • la tendenza dei consumatori a buttare e comprare di nuovo, invece che curare la manutenzione e riparare gli oggetti che hanno già. 
  • l’obsolescenza programmata che riduce il ciclo di vita dei prodotti e aumenta quelli di produzione e smaltimento. 

Il fast fashion e altre pratiche insostenibili che fanno della moda il terzo settore produttivo con più emissioni di CO2, dopo l’industria pesante e quella alimentare. Secondo il Global Fashion Sector Report, nel 2022 il settore tessile ha emesso 1.2 miliardi di tonnellate di CO2.


Quali sono gli effetti del cambiamento climatico?

Gli effetti del cambiamento climatico sulle persone, gli animali e l’ambiente sono numerosi e interconnessi tra loro. Per essere sintetici, faremo un elenco non esaustivo. 

Se durante la lettura dovessi sentire sintomi psico-fisici di ansia e preoccupazione. Alla voce “ecoansia” puoi trovare i riferimenti d’aiuto per gestire questa reazione psicologica sempre più comune. 


Alcuni degli effetti della crisi climatica sulle persone

Alcune conseguenze riguardano la salute delle persone:

  • Aumenta l’insicurezza alimentare per la riduzione della produzione agricola
  • Crescono i casi di malattie respiratorie e cardiovascolari a causa dello stress termico e dell’inquinamento dell’aria. 
  • Si verificano sempre più spesso, in tutto il mondo, ondate di calore pericolose per la vita delle persone. Secondo un rapporto di Nature Medicine, il caldo dell’estate del 2022 in Europa ha causato la morte di 61,672 persone. Anche il nostro stile di vita subisce degli effetti. Per esempio, la crisi climatica mette in difficoltà gli impianti sciistici, che devono investire in neve artificiale per compensare la carenza di neve naturale.

Le anomalie climatiche hanno un impatto sull’economia:

  • Gli eventi climatici, come uragani e inondazioni, hanno effetti devastanti sui territori colpiti, compromettendo le funzioni economiche e la vivibilità di quelle aree, e aumentando il numero dei rifugiati climatici costretti a una migrazione forzata.
  • Alcuni settori sono costretti a trasformarsi: ad esempio la produzione vinicola di territori D.O.P e I.G.P., come spiega bene questo articolo del New York Times. 

Effetti della crisi climatica sulla biodiversità

Gli effetti sugli ecosistemi e la biodiversità sono in un certo senso ancora più significativi:

al contrario dell’uomo che risponde ai cambiamenti più velocemente (con una spiccata capacità di adattamento e soluzioni tecniche innovative), le specie animali e vegetali seguono l’evoluzione, un lungo processo naturale che porta in molti casi all’estinzione. 

La crisi climatica provocata dall’uomo (che non è ancora capace di preservare gli equilibri naturali in cui opera) mette la sopravvivenza di tutte le specie viventi davanti a numerose sfide:

  • la perdita di habitat naturali, come le calotte polari, le barriere coralline e le foreste. 
  • nuove malattie e parassiti che proliferano grazie alle variazioni di temperatura e umidità.
  • cambiamenti nelle interazioni preda-predatore, quando le specie sono costrette a cambiare territorio verso climi più vivibili.

Effetti del cambiamento climatico sull’ambiente

La variazione di temperatura destabilizza tutti gli equilibri raggiunti dal pianeta Terra negli ultimi 12.000 anni. 

  • In atmosfera, la concentrazione di gas serra aumenta l’intensità di eventi meteorologici estremi (come uragani, siccità, ondate di freddo e di calore), così come la frequenza di turbolenze quando viaggiamo in aereo. 
  • In idrosfera (oceani, fiumi, laghi), lo scioglimento dei ghiacci innalza il livello del mare. Si prevede che il livello del mare aumenterà in media tanto nei prossimi 30 anni (0,25-0,30m) quanto ha fatto negli ultimi 100 anni. Questo potrebbe modificare la vita, i paesaggi e le città costiere così come li conosciamo, anche in Italia. Inoltre, anche l’oceano assorbe CO2  dall’atmosfera e trasformandola in acido carbonico provoca l’acidificazione degli oceani
  • In biosfera: desertificazione, siccità e degrado del suolo compromettono la capacità di sostenere la vita vegetale e animale.

Cosa possiamo fare per ridurre il cambiamento climatico?

Nella lotta al cambiamento climatico ogni azione conta per creare una forza collettiva.

Secondo lo storico Yuval Noah Harari, una delle capacità più potenti nella storia dell’umanità è stata l’azione collettiva, che ci ha permesso di ottenere risultati straordinari, e che sarà altrettanto cruciale per affrontare la sfida climatica. 

Senza conoscerci direttamente, infatti, noi umani siamo capaci di cooperare su larga scala (creando sistemi economici), di credere alle stesse narrazioni (religioni, ideologie, nazioni, società), di regolarci su leggi comuni e di condividere le conoscenze che sono alla base del progresso tecnologico. 

Per questo, anche le azioni individuali possono avere una forza collettiva, se seguite da milioni di persone che credono negli stessi valori. E ancora di più possono averla le azioni di aziende, governi e organizzazioni internazionali. 

  • misurare l’impatto climatico del nostro stile di vita, con questo calcolatore.
  • ridurre la nostra impronta carbonica, scegliendo le azioni dell’attivismo climatico più fattibili per noi. Per il clima infatti sono più efficaci le singole azioni di milioni di persone, piuttosto che la condotta impeccabile di pochi “guru”.
  • adottare una dieta sostenibile o almeno flexitariana, ottenendo dei benefici anche per la nostra salute.
  • diventare consumatori critici e sostenere le aziende e i prodotti che si impegnano per diventare carbon neutral. 
  • andare a votare e scegliere i rappresentanti che riconoscono priorità e urgenza alla crisi climatica. 

Cosa possono fare i governi per il clima?

I governi e le organizzazioni internazionali sono tra le forze propulsive più efficaci per il clima, con la loro capacità di pianificare, legiferare e investire ingenti risorse economiche. 

Se non riescono ancora a raggiungere gli obiettivi prefissati durante l’accordo di Parigi e le successive convenzioni ONU sul clima è perché la crisi climatica richiede una cooperazione internazionale senza precedenti tra tutte le nazioni, che nel frattempo sono impegnate su altre urgenze o non hanno risorse economiche disponibili.

È vero anche che le nazioni con più emissioni di CO2  (Cina, Stati Uniti, Russia…) potrebbero già avere le risorse per non dipendere più dalle fonti fossili, ma si danno obiettivi temporali troppo dilatati rispetto alle urgenze climatiche. Ogni paese ha le sue specificità, ma ci sono alcune ragioni in comune. Gli stati più potenti (e più inquinanti) non rispondono adeguatamente alla crisi climatica:

  1. per conflitto di interessi con i settori economici più coinvolti nella trasformazione.
  2. per allocazione di risorse e priorità su altre attività, ad esempio quelle militari.
  3. per la complessità delle politiche climatiche.

In più, i governi sono spesso riluttanti a dare priorità e costanza alle politiche climatiche per timore di perdere il consenso elettorale. Per questo è importante fare formazione climatica e prevenire che negazionismo e disinformazione inducano gli elettori a sottovalutare questa sfida.


Le politiche climatiche di Copenaghen: un caso di successo

Nel 2012, la città di Copenaghen in Danimarca è stata tra le prime al mondo a fissare l’obiettivo net zero di “diventare carbon neutral entro il 2025”, ovvero ridurre il più possibile e compensare le emissioni di CO2 totali della città. 

Le politiche climatiche di Copenhagen: un caso di successo

Anche se probabilmente ci vorrà qualche anno in più, porsi un obiettivo così ambizioso ha permesso a Copenaghen di attuare politiche climatiche efficaci e significative:

  1. Copenaghen ha ridotto le sue emissioni di CO2 totali del 72,6% rispetto al 2005.
  2. Il 30% dell’energia fornita alla Danimarca proviene da fonte eolica (rinnovabile).
  3. Dal 2010 l’impianto di Adelgade, un innovativo impianto di raffreddamento a distanza situato nel centro della città, aiuta a regolare la temperatura di tutti gli edifici, riducendo dell’80% il consumo di energia e del 70% le emissioni di CO2 rispetto ai sistemi convenzionali. 

Il Climate Change Performance Index (CCPI) ha creato un indice per comparare le politiche climatiche e i risultati raggiunti da vari paesi. La Danimarca è in cima alla classifica sia nel 2023 che nel 2024. Nel 2023 l’Italia è scesa in classifica dalla posizione 29 alla posizione 44Qui puoi vedere la classifica aggiornata.


Cosa possono fare le aziende per il clima?

Oltre alle politiche dei governi e le azioni individuali delle persone, anche le strategie aziendali hanno un ruolo fondamentale nella risoluzione della crisi climatica. Per esempio, un’azienda multinazionale che dà valore alla sostenibilità può attuare strategie climatiche in più paesi contemporaneamente. 

In più, tutte le aziende (anche più piccole, come le PMI italiane) possono trarre diversi benefici dalle strategie climatiche: 

  1. mostrarsi più solide agli occhi dei finanziatori, che vedono nella sostenibilità la capacità di prepararsi a nuove normative e stare al passo dell’innovazione
  2. allinearsi alle normative che sono già o entreranno in vigore a livello europeo e nazionale.
  3. diventare fornitore di grandi aziende che sono tenute a dare informazioni sulla sostenibilità della propria filiera produttiva.
  4. rispondere alle richieste di clienti sempre più sensibili al tema e ottenere un vantaggio competitivo. 
  5. migliorare la reputazione del brand e ottenere certificazioni come ad esempio Bcorp

Fonti citate:

  1. NASA earth observatory
  2. ONU
  3. Global Carbon Project
  4. UNFCC (ONU Climate Change)
  5. Commissione Europea
  6. Nature Medicine
  7. National Ocean Service
  8. “Homo Deus: Breve storia del futuro”, capitolo 7 “La rivoluzione umanistica”, Yuval Noah Harari
  9. Politiche climatiche di Copenaghen
  10. Il cambiamento climatico per i bambini