Come cambia il reporting GHG con ESRS E1 con la bozza finale dicembre 2025: guida per aziende Food & GDO

Per il settore Food e GDO le emissioni di gas serra non sono più solo un KPI ambientale.  Con la bozza finale degli standard ESRS E1 pubblicata a dicembre 2025 diventano una questione di governance, competitività, reputazione. La misurazione GHG, una volta gestita come aggiornamento tecnico nel bilancio di sostenibilità, oggi guida decisioni su filiera, logistica, sourcing, refrigerazione, innovazione di prodotto.

Questo articolo spiega in modo chiaro cosa cambia, come utilizzare i nuovi dati e perché adattarsi subito non è solo una scelta di compliance. È una mossa strategica.

I punti chiave del reporting GHG in ESRS E1

Emissioni “lorde” e trasparenza sui gas

  • ESRS E1 richiede il reporting delle emissioni come valori “lordi” per Scope 1, Scope 2 e Scope 3, senza compensazioni, crediti o rimozioni.
  • La CO₂ di origine biogenica (ad es. da biomassa, cicli agricoli, rifiuti organici) non entra nei totali GHG, ma va per lo Scope 1 identificata e segnala separatamente.

Scope 3 su categorie “significative”

  • Non tutte le 15 categorie previste dal Greenhouse Gas Protocol devono essere rendicontate indistintamente, è però obbligatorio rendicontare quelle significative. Serve quindi uno screening per identificare le categorie “significative” la cui definizione è legata a impatto stimato, struttura della filiera, spesa, rischi e rilevanza.
  • Questo significa che per Food & GDO, i prodotti acquistati, gli ingredienti, logistica e refrigerazione diventano componenti strutturali del reporting GHG.

Energia, refrigerazione, logistica e supply-chain nel focus

  • L’energia (diretta e indiretta), i consumi elettrici, l’uso di carburanti, i refrigeranti, la catena logistica entrano nel perimetro: ogni fase può contribuire in modo significativo alle emissioni.
  • La supply-chain di materie prime, produzione, trasporto, imballaggi e distribuzione a monte, tipica nel Food e nella GDO, assume un’importanza centrale.

Trasparenza metodologica

  • È obbligatorio dichiarare le metodologie usate, i gas inclusi, i fattori di emissione, i GWP, i perimetri, le assunzioni. Questo garantisce comparabilità, verificabilità e integrazione nei report ESG.

Perché questi dati diventano la base della strategia e della governance di sostenibilità in azienda

🎯 Target-setting e piani di decarbonizzazione

Grazie a un inventario strutturato di Scope 1, Scope 2 e Scope 3, l’azienda può definire target di riduzione reali, suddivisi per scope e per fonte. I target devono essere collegati a piani concreti, con leve operative su energia, logistica, forniture, filiera. Questo approccio è in linea anche con le richieste di Science Based Target Initiative e del nuovo standard Net Zero.

🏢 Governance, politiche interne e allocazione risorse

Il reporting GHG entra nei piani industriali: guida investimenti (efficienza energetica, refrigerazione, supply-chain) CAPEX e OPEX, definisce responsabilità, monitora progressi, integra il rischio climatico nella strategia d’impresa.

🔄 Supply-chain e procurement come leve di decarbonizzazione

La scelta dei fornitori non si farà più solo per costo e qualità. Anche la trasparenza sui dati GHG diventa un criterio di selezione e un indicatore di rischio di filiera. Con Scope 3 al centro, le decisioni strategiche su fornitori, contratti, materiali, trasporti e processi produttivi diventano infatti leve effettive per ridurre l’impronta di carbonio abilitando nella pratica il concetto di Green Procurement o di Sustainable Procurement.

🔎 Gestione dei rischi climatici

Dati dettagliati e trasparenti consentono di valutare rischi di transizione, costi energetici, vulnerabilità della supply-chain, impatti regolamentari e reputazionali.


Perché per Food e GDO è una rivoluzione

Gran parte del footprint del settore è Scope 3, soprattutto da ingredienti agricoli e animali. ESRS E1 porta questi temi al centro della misurazione e quindi della strategia.


ESRS non riguarda solo le aziende obbligate da CSRD

Questo non è un tema riservato alle aziende obbligate da CSRD. Quando un’azienda opera in una filiera in cui a valle c’è un soggetto obbligato alla CSRD, come una grande insegna della GDO, accade una cosa importante.

La responsabilità di misurare e comunicare dati GHG diventa indiretta ma inevitabile.

Un esempio:
Una insegna GDO soggetta a CSRD deve rendicontare le proprie emissioni Scope 3 Categoria 1, cioè le emissioni dei prodotti acquistati. Quelle emissioni sono i dati dei fornitori alimentari.

Se il dato manca o è di scarsa qualità:
• la GDO è a rischio non conformità,
• il fornitore diventa “a rischio”,
• la relazione commerciale può indebolirsi.Quindi per chi produce food per la GDO (e di conseguenza anche per altri fornitori a monte), l’allineamento agli standard ESRS non è un’opzione. È un prerequisito di filiera.


Impatti concreti per Food & GDO: cosa serve per rispettare i criteri ESRS E1 in azienda


Come prepararsi: la roadmap operativa

  1. Baseline Scope 3:  creare un’analisi puntuale di Scope 3 con tutte le categorie significative a partire dai dati già in azienda (ingredienti, packaging, logistica, refrigerazione, rifiuti).
  2. Data collection e inventory setup: identificare modalità di raccolta dati (consumi, trasporti, packaging, refrigerazione) automatiche e semplici partendo dai principali fornitori e processi, per poi ampliare nel tempo.
  3. Target:  a partire dall’anno base definire la politica di revisione e il target di emissioni lorde da ridurre.
  4. Piano di decarbonizzazione: identificare le leve concrete come efficienza energetica, sourcing sostenibile, packaging green, logistica efficiente, supply-chain “low carbon”.
  5. Governance e disclosure trasparente: integrare il reporting GHG nel report di sostenibilità, definendo ruoli e responsabilità operativi e prevedendo una revisione periodica.
  6. Comunicazione e reputazione: usare i dati per costruire credibilità verso stakeholder, certificazioni ESG, trasparenza, fiducia.

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