Una dieta più sostenibile per il clima e l’ambiente
Una dieta sostenibile considera tutti gli aspetti di produzione e distribuzione dei prodotti alimentari che incidono sul clima, sulle risorse e sugli equilibri degli ecosistemi. Sia le aziende che i consumatori possono contribuire sugli aspetti più importanti:
- L’impronta ecologica è un indicatore che misura la quantità di risorse naturali utilizzate per produrre beni, in questo caso alimentari. Include il consumo di energia, acqua, materie prime, nonché le emissioni di CO2. Per esempio, è possibile calcolare l’impronta idrica di diverse categorie di alimenti, per comparare e scegliere quale cibo è più sostenibile. Sappiamo anche che alcune filiere alimentari, come l’allevamento di animali, incidono di più sulla deforestazione e il riscaldamento climatico, mentre la produzione vegetale ha un’impronta carbonica molto più ridotta (e in alcuni casi assorbe CO2).
- La valutazione del ciclo di vita dei prodotti è una metodologia che valuta l’impatto ambientale di tutte le fasi del ciclo di un prodotto: dalla scelta dei fornitori allo smaltimento finale, lungo tutta la filiera. Questo approccio è molto utile ad aziende* e produttori che vogliono ridurre l’impatto ambientale complessivo, perché identifica le opportunità di miglioramento con soluzioni pratiche e attuabili. Per avere una dieta più sostenibile, noi consumatori possiamo informarci e sostenere i produttori che adottano questa metodologia.
- Lo spreco alimentare e lo smaltimento dei rifiuti, sono due aspetti a cui dare molta attenzione, perchè la loro riduzione non compete soltanto ad aziende e produttori, ma anche a noi consumatori finali. Secondo l’UNEP, ogni anno sprechiamo il 17% della produzione mondiale di cibo (931 milioni di tonnellate). Più sotto troverai alcune semplici indicazioni per ridurre lo spreco alimentare in casa.
*Le aziende hanno un ruolo fondamentale per diffondere una dieta più sostenibile. Se infatti sappiamo che alcune categorie alimentari hanno un’impronta ecologica più alta, è altrettanto vero che, all’interno della stessa categoria, l’impatto ambientale può variare di 50 volte tra diversi produttori, creando notevoli opportunità di mitigazione. (fonte: J.Poore, T. Nemecek, 2019)
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Dieta sostenibile per una società più equa
Un’alimentazione più sostenibile non considera solo l’impatto climatico e ambientale, ma include anche aspetti economici e socio-culturali, allo scopo di rendere una dieta sana accessibile a tutti.
Le aziende che migliorano la produzione seguendo questi principi, perseguono alcuni degli obiettivi SDGs delineati dall’ONU nell’Agenda 2030.
Goal n°12 RESPONSIBLE CONSUMPTION AND PRODUCTION:
- dimezzare lo spreco alimentare pro capite e ridurre le perdite alimentari lungo le filiere di produzione e fornitura;
- ridurre la produzione di rifiuti e incrementare il riciclo;
- assicurare che le persone, ovunque, abbiano le informazioni e la consapevolezza necessarie per uno stile di vita sostenibile.
Goal n°2 ZERO HUNGER:
- sconfiggere la fame;
- garantire la sicurezza alimentare;
- migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
Goal n°14 LIFE BELOW WATER:
- migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento anche nei processi produttivi.
Cosa possiamo fare per seguire una dieta più sostenibile?
Seguire una dieta sostenibile è più semplice di quanto possa sembrare. Puoi partire da 3 indicazioni:
- Preferisci i prodotti vegetali ai derivati animali:
non solo frutta, verdura e cereali, ma anche legumi, semi e frutta secca. Non privarti subito di tutti i prodotti animali a cui sei abituato, con il frigo vuoto ti verrebbe solo tanta fame. Esplora nuove ricette veg, scegli quelle che più ti piacciono e ripetile spesso per sostituire progressivamente i derivati animali. Per esempio, hai mai fatto l’hummus in casa? - Fai attenzione agli sprechi:
– organizza frigorifero e dispensa in modo che i prodotti freschi e a più breve scadenza siano in vista e consumali prima della prossima spesa.
– Possono essere conservati in freezer senza rimetterci in sapore e consistenza: pane e prodotti da forno, verdure crude e cotte, frutta (per fare gli smoothie), zuppe e primi piatti già preparati.
– “Da consumarsi preferibilmente entro” non è una data di scadenza e significa che oltre quella data il prodotto perde la sua qualità ottimale, ma è ancora commestibile. Riso, pasta, crackers, biscotti, cibo in scatola e spezie possono essere consumati anche dopo diverso tempo, se conservati correttamente. La data di scadenza invece è indicata per legge su prodotti come latte fresco, carne cruda, pesce fresco, yogurt etc e indica fino a quale data è garantita la sicurezza alimentare. - Informati e scegli i prodotti con una filiera il più possibile trasparente.
Per diventare un consumatore critico e consapevole, possiamo consigliarti di leggere “Nati sostenibili – storie dalla campagna italiana tra scienza e coscienza” a cura di Sara Porro. In 9 interviste, l’autrice racconta le storie delle aziende alimentari più virtuose d’Italia, quali margini di miglioramento possono fare subito e quali invece richiedono più supporto dei consumatori e sviluppo della ricerca.
Johnathan Safran Foer, l’autore di “Possiamo salvare il mondo prima di cena”, ci dice che sarebbe più efficace per il clima se molte più persone riducessero il consumo di carne e derivati animali per quanto riescano e senza eliminarli del tutto (se non vogliono), piuttosto che “pochi guru”, cioè poche persone dalla condotta impeccabile.
Che tu quindi sia più propenso a una dieta onnivora flexitariana, vegetariana o vegana, l’importante è rendere la tua alimentazione più equa e sostenibile per il Pianeta. Per aiutarti a scegliere con quale dieta sostenibile iniziare, puoi fare il nostro quiz:
Fai il quiz e scopri quale dieta sostenibile fa per te!
Infine facciamo chiarezza su un punto che alcune pratiche di greenwashing hanno reso un po’ confuso:
Un prodotto a “Km 0” non è necessariamente più sostenibile.
- Nei paesi più freddi, come l’Olanda, si emette meno CO2e importando i pomodori dai paesi più caldi, dove crescono alla luce del sole, piuttosto che alimentando la luce artificiale di serre “a Km 0”.
- In più, la categoria di un prodotto è sempre più rilevante della provenienza: un avocado dell’Ecuador ha un impronta ecologica più ridotta di una bistecca bovina della cascina vicino casa, perché un allevamento consuma più acqua ed emette più CO2 di una piantagione.
- Rimane vero che sia preferibile acquistare un avocado biologico da un’azienda siciliana, se ha una filiera più corta e trasparente e un impegno etico verificato da terzi, come la certificazione BCorp.
In sintesi, nella scelta dei prodotti per una dieta più sostenibile possiamo dare questo ordine di rilevanza:
CATEGORIA DEL PRODOTTO > COSA SAPPIAMO DEL PRODUTTORE > PROVENIENZA DEL PRODOTTO
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Fonti citate:
- FAO, 2023, “Food-based dietary guidelines”
- FAO, 2016, “Plates, Pyramids, Planet – Developments in national healthy and sustainable dietary guidelines: a state of play assessment”
- “Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers”, J.Poore, T. Nemecek, 2019
- Nature, “Fix the broken food system in three steps” (Nature) (UN SDSN Resources)